“L’auspicio è che il decreto specializzandi non arrechi una battuta d’arresto alla raccolta di sangue”

29 Novembre 2023In istituzionali

Un decreto che non ci aspettavamo così come è stato formulato perché sostanzialmente impedisce l’utilizzo degli specializzandi nelle unità di raccolta. Si nega la possibilità di ricevere compensi e stabilire rapporti magari libero-professionali con le associazioni”. Questo il commento di Giovanni Musso, presidente nazionale FIDAS, che, ospite della trasmissione radiofonica “Buongiorno InBlu 2000”, ha fatto riferimento al controverso decreto 156 del 30 agosto 2023, pubblicato in Gazzetta l’11 novembre 2023 ed entrato in vigore il 26 novembre 2023 che prevede alcune novità rispetto all’utilizzo dei medici specializzandi nelle unità di raccolta dei centri trasfusionali pubblici.

Specializzandi che, soprattutto in alcune regioni italiane, sono investiti ed utilizzati massivamente proprio nella raccolta e quindi nella donazione del sangue. Con lo stop alle retribuzioni, quello che si teme adesso soprattutto in alcune aree del Paese, è che sia messa a rischio la raccolta del sangue nei centri prelievo. “La problematiche più grandi – ha detto ai microfoni di RadioInBlu – le avremo sicuramente in quelle regioni dove gli specializzandi erano in parte occupati e dove si svolgeva sia raccolta pubblica che raccolta associativa in particolare in Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e in Sicilia. Regioni, da Nord a Sud, che magari avevano convenzioni con le Università e dove trovava applicazione la collaborazione rispetto all’utilizzo di specializzandi ECM. È stata una doccia fredda anche perché le associazioni non sono state interessate in questo percorso”.

Non è chiaro – ha aggiunto il presidente nazionale FIDAS – nemmeno il discorso della copertura finanziaria perché, alla fine, le coperture del servizio erano sostanzialmente pagate dalle associazioni e dai centri trasfusionali pubblici. L’altro aspetto che ci lascia perplessi è il discorso delle occasionalità. Adesso il decreto prevede che l’attività venga svolta in maniera gratuita e volontaria per cui non si comprende neanche come uno specializzando potrebbe essere formato da questo servizio solo occasionalmente”.

Come Comitato inter-associativo dei volontari della donazione del sangue – ha proseguito Musso – abbiamo fatto una richiesta, partita qualche giorno prima dell’entrata in vigore del decreto, al Ministero della Salute e all’Ufficio Legislativo. Ovvero la modifica di questo Regolamento che potrebbe essere foriero di problemi in un momento in cui si assisteva ad una ripresa dopo il Covid delle attività associative anche dei trasfusionali pubblici. Nel 2023 la raccolta di sangue è aumentata dell’1,5%, quella del plasma ha avuto un balzo in avanti del 2,5% facendo registrare un 5% in più rispetto all’anno precedente. Un trend positivo al quale, ci auguriamo, questo decreto non provochi una battuta d’arresto”.

Qui il link al quale è possibile ascoltare l’intervista integrale.