Decreto Ministeriale 1 Settembre 1995
Linee-guida per lo
svolgimento di attività mirate di informazione e promozione della
donazione di sangue nelle regioni che non hanno conseguito
l'autosufficienza.
IL MINISTRO DELLA SANITA'
Vista la legge 4 maggio 1990, n. 107,
concernente la disciplina per le attività trasfusionali relative al sangue
umano ed ai suoi componenti e per la produzione di plasmaderivati;
Visto, in particolare, l'art. 11, comma 4,
della citata legge che demanda al Ministro della sanità la predisposizione
di un progetto mirato ad incrementare la donazione periodica ed
occasionale di sangue nelle regioni nelle quali non sia stata raggiunta
l'autosufficienza, anche mediante il coinvolgimento dei comuni nelle
attività di promozione e di supporto alle associazioni di volontariato;
Viste le indicazioni contenute nel piano per
la razionalizzazione del sistema trasfusionale per il triennio 1994-1996,
approvato con decreto del Presidente della Repubblica 7 aprile 1994, in
ordine agli interventi da compiere per il conseguimento
dell'autosufficienza;
Considerata l'opportunità di determinare, al
predetto fine, criteri ed indirizzi per lo svolgimento, da parte del
Ministero della sanità, soprattutto nelle regioni che non hanno conseguito
l'obiettivo dell'autosufficienza, di iniziative dirette a sensibilizzare
l'opinione pubblica sui valori umani e solidaristici della donazione del
sangue, a promuovere l'abitualità della donazione quale fattore di
riduzione dei rischi connessi con la raccolta di sangue da donatori
occasionali nonché di formulare indicazioni per le regioni, per gli enti
locali, per le strutture del servizio sanitario nazionale, e per le altre
amministrazioni pubbliche al fine della realizzazione di interventi
coordinati per il conseguimento degli indicati obiettivi, con la
collaborazione delle associazioni del volontariato;
Sentita la Commissione nazionale per il
servizio trasfusionale nella seduta del 27 giugno 1995;
Sentita la Conferenza permanente per i
rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome nella seduta del
3 agosto 1995;
DECRETA:
Sono approvate le accluse linee-guida per lo
svolgimento di attività mirate di informazione e promozione della
donazione del sangue nelle regioni che non hanno conseguito
l'autosufficienza (allegato 1).
Roma, 1° settembre 1995
Il Ministro:
GUZZANTI
Registrato alla Corte dei Conti il 22 settembre 1995
Registro n. 1 Sanità, foglio n. 299
ALLEGATO 1
LINEE-GUIDA PER LO SVOLGIMENTO DI ATTIVITA'
MIRATE DI INFORMAZIONE E PROMOZIONE DELLA DONAZIONE DI SANGUE NELLE
REGIONI CHE NON HANNO CONSEGUITO L'AUTOSUFFICIENZA
Premessa.
Periodicamente si ripropone l'esigenza di
una riflessione sulla situazione dell'Italia relativamente alle attività
di raccolta, conservazione, lavorazione e trasfusione del sangue e dei
suoi derivati corpuscolari e plasmatici.
Ciò è dovuto alla coesistenza nel nostro Paese di due situazioni
concomitanti, il livello delle prestazioni assistenziali sanitarie, che
comporta un elevato fabbisogno di supporti ematici, e il non soddisfacente
apporto delle donazioni periodiche, relativamente ad alcune realtà
regionali per quanto riguarda il sangue intero e globalmente il territorio
nazionale per quanto attiene gli emocomponenti.
La imprescindibile necessità di una autosufficienza nazionale è stata da
tempo sottolineata tanto dalle autorità sanitarie che dagli organismi
tecnici e deriva non tanto, come in altri settori, da esigenze di tipo
economico, quanto da una oggettiva maggiore sicurezza dei prodotti ematici
ricavati da donazioni nazionali, almeno nei confronti di quelli di origine
extracomunitaria, legata alla maggiore possibilità di controllo della
effettiva provenienza d donatori idonei (volontari periodici non
retribuiti).
I positivi risultati, specialmente in termini di prevenzione della
patologia infettiva, evidenziati dai centri trasfusionali e dalle realtà
locali che già hanno raggiunto una completa autosufficienza devono
costituire uno stimolo ulteriore verso il pieno conseguimento
dell'obiettivo.
Tuttavia, l'esperienza più recente ha documentato che se il raggiungimento
di una situazione di autosufficienza nazionale costituirebbe un risultato
di rilievo, anche in tale condizione una serie di problemi verrebbero,
comunque, a manifestarsi.
In particolare, la necessità di trasferimento di unità di sangue a
distanze anche notevoli dal luogo del prelievo rappresenta di per sé una
oggettiva situazione di aumento di rischio, legata alla probabile
necessità di eseguire parte degli esami di screening nel centro di
prelievo e parte in quello di somministrazione, evento a sua volta fonte
di possibili errori e omissioni.
Per detti motivi non è rinviabile l'esigenza di mirare al raggiungimento
di una autosufficienza locale, almeno relativamente al sangue intero e
agli emocomponenti corpuscolati, obiettivo da raggiungere sia mediante un
intervento dell'autorità centrale che destini in modo mirato le risorse
finalizzate alle attività di promozione-informazione della donazione di
sangue, sia tramite la piena responsabilizzazione di tutte le istituzioni
locali nelle regioni maggiormente carenti.
Ruolo delle istituzioni
Come è noto, il pieno funzionamento della
organizzazione trasfusionale si basa su due fondamenti:
la disponibilità dei cittadini a donare il sangue volontariamente e
periodicamente; ciò richiede da un lato un 'opera di sensibilizzazione
costante, rivolta, soprattutto, alle persone più giovani e sane, in quanto
migliori candidati alla donazione; dall'altro una rassicurazione sia
relativamente alla innocuità della procedura, sia riguardo al fatto che il
successivo impiego del sangue risulti ottimale e non sia, invece, oggetto
di sprechi e speculazioni;
la presenza di una strutturazione logistica adatta, che consenta di
impiegare le risorse disponibili al minore costo.
Entrambi questi requisiti possono venire soddisfatti solo se tutti vari
livelli istituzionali vengono coinvolti nella attività.
1) Ministro della sanità
Compito dell'autorità centrale è la
organizzazione di periodiche campagne informative di carattere nazionale
(o pluriregionale), finalizzate alla crescita di una diffusa coscienza di
donazione. Le campagne, condotte parallelamente allo svolgimento delle
analoghe iniziativa in tema di AIDS e realizzate tramite le risorse
finanziarie all'uopo destinate, puntano alla diffusione di una cultura
nazionale della donazione quale strumento di solidarietà sociale, tramite
messaggi aggiornati alle continue modifiche della situazione dei
fabbisogni e delle possibilità tecnologiche e al riequilibrio delle
disparità esistenti sul territorio nazionale, destinando maggiori risorse
alle iniziative nelle regioni carenti.
Scopo delle campagne nazioni è anche l'incremento della quota di raccolta
da donatori periodici nonché, in presenza di una struttura organizzativa
adeguata, l'incentivazione alla donazione dei singoli componenti.
2) Regioni
Spettano alle regioni, che gestiscono ed
organizzano l'intero sistema trasfusionale, la raccolta delle informazioni
relative ai fabbisogni e alle disponibilità dei singoli centri, nonché la
programmazione ed organizzazione di campagne informative mirate agli
specifici bisogni locali, l'allestimento di materiali promozionali ed
infornativi per gli enti locali e le associazioni di donatori, la
formazione del personale sanitario sui problemi dell'impiego ottimale
degli emocomponenti.
E' anche importante che l'istituzione regionale verifichi l'adeguatezza
della organizzazione in rapporto all'obiettivo di recepire l'intera
offerta di donazione esistente sul territorio e provvede a far fronte alle
eventuali esigenze che si verrebbero a determinare nel caso di aumento
della disponibilità di volontari.
E' anche opportuno che si stabiliscano rapporti di collaborazione fra due
o più regioni con differenti livelli di autosufficienza, al fine di una
integrazione delle esperienze e l'allestimento di progetti comuni sulle
problematiche da superare.
3) Enti locali
Compiti dei comuni, dei raggruppamenti di
comuni, delle comunità montane, da attuare in parte in collaborazione con
le aziende sanitarie, sono:
acquisire un'esatta conoscenza della situazione locale dei bisogni e delle
disponibilità trasfusionali; riferire alle regioni, tramite le aziende
sanitarie, le difficoltà e le opportunità di sviluppo riscontrate;
attuare iniziative locali di promozione della donazione secondo gli
indirizzi regionali e fornire ai cittadini interessati tutte le
informazioni necessarie relativamente alle attività di donazione
(indirizzi delle sedi di prelievo e delle associazioni di donatori
periodici; tipologia degli emocomponenti richiesti; distribuzione di
questionari di autoselezione per la idoneità alla donazione);
favorire le attività delle associazioni dei donatori periodici:
a)garantendo spazi per sedi e riunioni;
b) organizzando giornate promozionali per la raccolta di autofinanziamenti
e per il reclutamento dei donatori;
c) fornendo appoggio logistico per la stampa di materiali informativi;
attuare iniziative nelle scuole, parrocchie, associazioni ricreative,
ecc.;
stimolare i medici di famiglia e i farmacisti a divenire "opinion leader"
della promozione alla donazione, fornendo anche materiale informativo (con
indirizzi di riferimento, suggerimenti);
specie nelle piccole realtà locali, ove non è possibile creare una sezione
di associazione donatori, stimolare la formazione di elenchi di volontari
che accettino di sottoporsi alla donazione periodica o a periodici
controlli sanitari per tenersi disponibili per eventuali esigenze di
carattere locale.
Associazioni di donatori volontari periodici
Il ruolo fondamentale delle associazioni nel
campo della promozione ed informazione sul sangue è testimoniato dal più
elevato numero di donatori volontari periodici riscontrabile in quelle
regioni dove maggiore è stata la loro attività.
Anche se nel passato il ruolo promozionale svolto dalle associazioni è
stato importante, non di meno oggi che la diversa disciplina della
raccolta lascia un maggiore spazio per questa attività, è opportuno che
venga sfruttata la diffusione capillare del volontariato come elemento
primario di sensibilizzazione della popolazione, particolarmente nei
centri di piccole dimensioni nei quali è in grado di coagulare energie
significative.
Compito delle associazioni è anche quello di stimolare l'ente pubblico ad
attuare, a propria volta, iniziative promozionali, sia di tipo specifico
che all'interno di attività ricreative o di momenti di aggregazione
durante i quali è più facile richiamare l'attenzione della popolazione.
E' anche opportuno che il volontariato si attivi, di intesa con l'ente
locale, per aiutare i donatori nel superamento di problemi organizzativi (es.:
trasporto alla sede di prelievo) e per divenire qualificata fonte di
informazione per i cittadini.
E', inoltre, auspicabile che vengano intraprese iniziative di collegamento
con le altre associazioni di volontari attive nel campo sanitario (es.:
volontari dei servizi di emergenza) e con le associazioni rappresentative
di pazienti trasfusi eventualmente presenti. Specie questo tipo di
collaborazione può contribuire al superamento dei timori e delle
resistenze legate alla mancanza di conoscenze sul reale impiego del
proprio sangue.
Attività nella scuola
Il ruolo della scuola dovrà diventare più
significativo, tenendo conto che, come è stato sottolineato nelle
premesse, l'attività di promozione ottiene maggiori risultati quando
consente di reclutare soggetti in buona salute e in giovane età.
Anche se soltanto una piccola minoranza degli studenti è idonea ad una
immediata attività di donazione, atteso il limite della maggiore età
prescritto dalla legge, non di meno è fondamentale che un atteggiamento
favorevole a divenire donatore si instauri prima che altri tipi di timori
o pregiudizi intervengano ad ostacolare gli interventi promozionali, come
invece accade in età più matura.
L'attività di stimolo alla donazione, come tutte le altre di tipo
informativo-formativo relativo a tematiche mediche, non va espletata in
maniera astratta e avulsa dal contesto educativo, ma inserita nei
programmi di educazione alla salute già avviati o programmati in molte
scuole italiane.
Premesso che l'attività educativa deve chiaramente espletare che la
generosità connessa con l'attività di donazione presuppone l'assunzione di
un responsabile atteggiamento nei confronti di abitudini "a rischio", i
messaggi devono comunque evidenziare come la donazione periodica di
sangue, lungi dall'essere fonte di danni, costituisca un valido presidio
di prevenzione, grazie ai controlli generali sullo stato di salute
effettuati regolarmente nei soggetti sottoposti a prelievi.
Su questo concetto è bene fare perno, oltre che su quello della
solidarietà ai malati.
I programmi di educazione alla donazione vanno concordati di intesa tra
regioni, enti locali e provveditorati agli studi, in un quadro di
coordinamento e tenendo conto delle tipologie dei fabbisogni ematici
locali.
Mondo del lavoro.
La necessità di aggregazione con finalità
solidaristiche è da sempre avvertita negli ambienti di lavoro.
E' comune, infatti, l'esperienza di ricorrere ai colleghi in caso di
necessità di sangue per sé o per i propri familiari, così come non rari
sono gli esempi di gruppi di donatori periodici sorti in fabbriche ed
uffici.
E' importante che questo patrimonio di solidarietà sia valorizzato, sulla
base di un costante rapporto, al pari di quanto avviene con le
associazioni di volontariato, con le istituzioni regionali e locali in
modo che gli obiettivi da perseguire corrispondano alle mutabili esigenze
del fabbisogno locale.
E', comunque, necessario che l'esistenza di gruppi di donatori disponibili
nell'ambiente di lavoro venga resa nota all'ente locale o alla struttura
preposta alla elaborazione dell'elenco delle associazioni di donatori.
Ambiente sportivo
Gli sportivi, insieme con i giovani,
costituiscono, per le già dette ragioni, il target ideale di un intervento
promozionale per la donazione di sangue.
Tuttavia, occorre superare una serie di ostacoli legati, essenzialmente,
alla difficoltà per gli atleti agonisti di interrompere gli allenamenti o
il calendario di impegni per il periodo di riposo necessario dopo un
prelievo.
Come per le altre attività relative alla salute, è importante che lo sport
venga sfruttato anche per la sua capacità di aggregazione e di promozione
di valori positivi.
Ambiente militare
Notoriamente, i giovani militari, specie di
leva, costituiscono già da tempo una delle maggiori fonti di rifornimento
del sangue nel nostro Paese, grazie alle numerose e periodiche iniziative
di promozione intraprese dal Ministero della difesa.
Per tale motivo, scopo delle iniziative promozionali in questo ambito deve
essere la trasformazione del "donatore militare" in donatore permanente
anche successivamente al momento del congedo.
Inoltre, va tenuta presente la necessità di incentivare la modalità di
donazione diretta di emocomponenti (per aferesi), che oggettivamente non
viene incoraggiata a causa del maggiore tempo per il quale il militare
viene sottratto alle esigenze di servizio.
Va, inoltre, tenuta in considerazione la utilità di costituire, a livello
del singolo corpo o raggruppamento, gruppi stabili di donatori, che siano
in grado di fornire ai centri di raccolta un numero di volontari fisso e
programmato anche se, ovviamente, costituito da persone differenti,
sempreché accuratamente selezionate.
Conclusioni
Il Ministero della sanità, in collaborazione
con le regioni, curerà, già a partire dalla attuazione della V Campagna
informativo-educativa in tema di AIDS, l'adozione delle opportune
iniziative al fine di realizzare il coordinamento tra tutte le strutture
sopra elencate per il conseguimento degli obiettivi descritti nelle
premesse.
Il Ministero provvederà, inoltre, al periodico aggiornamento delle attuali
linee guida, alla luce delle mutate esigenze delle attività trasfusionali. |